
Diario immaginario
06/07/2021
Ci sono spazi e tempi elastici, capaci di dilatarsi al punto da sembrare silenzi, e poi ci sono voci che improvvisamente li attraversano, facendoli apparire insignificanti.
Questo è uno di quei momenti in cui spazio e tempo sembrano accordarsi al ritmo dei nostri pensieri e non ci è più chiesto di andare di fretta o di non occupare il giusto spazio. Oggi siamo qui, riunite dopo un viaggio lungo, e le nostre idee, le nostre voci, trovano ascolto.
Può sembrare l’inizio di una bella storia, di quegli inizi che hanno qualcosa di magico e inaspettato. Invece questo ritrovarci qui e ora non è un caso: è il frutto di una passeggiata collettiva lungo strade diverse che hanno scelto di fare di Lisbona il proprio crocevia.
Oggi è Lisbona. Ieri sono state Granada, Budapest, Napoli, La Paz, Torino, Pécs, Oviedo, Chascomus …
Mis cabellos
Desde que comenzó este tiempo estoy peleada con mis cabellos
Tengo muchos, son gruesos y fuertes
Solía celebrar tanta abundancia y docilidad
Pero últimamente son solo un estorbo descomunal
No puedo peinarlos porque no se dejan
Ni cortarlos por miedo a no entender qué esperan o qué planean
Siento que ya no los conozco
No sé si están tranquilos o están nerviosos
No sé si están confusos
Ya no sé cómo sentirlos limpios o sucios
Entonces, quiero imaginar que al ser grupo se hacen aún más fuertes
Que al ser miles, oscuros y potentes
Tienen el poder de llevarme a mi otra casa
Se revelan, se electrizan y se elevan
Y sin hacerme daño me llevan a ver a mamá, papá, hermana y sobrina
A ver y sentir sus cabellos también muchos, gruesos y fuertes
También abundantes y confusos en este tiempo
Me llevan a verles y sentirles fuertes
Me llevan a contenerme y a contenerles
Y que solo cuando estemos seguras de que este tiempo es solo una pausa
Me devuelven a casa donde nuevamente cada mañana
Peleamos yo, su fuerza y abundancia.
(Alejandra Fajardo Oviedo, Spagna, 18/04/2020)
I miei capelli
Da quando è cominciato questo periodo sono in lite con i miei capelli
sono tanti, spessi e forti
un tempo celebravo tale abbondanza e docilità
ma ultimamente sono soltanto un enorme fastidio
non posso pettinarli perché si ribellano
né tagliarli per timore di non capire cosa stanno aspettando o escogitando
sento che non li conosco più
non so se sono tranquilli o nervosi
non so se sono confusi
non so più come sentirli puliti o sporchi
e perciò voglio credere che insieme si facciano ancora più forti
che essendo migliaia, scuri e vigorosi
abbiano il potere di portarmi all’altra mia casa
che si liberino, si elettrizzino e si sollevino
e senza farmi male mi portino a far visita a mamma, papà, sorella e nipote
a vedere e sentire i loro capelli altrettanto numerosi, spessi e forti
a loro volta abbondanti e confusi in questo periodo,
che mi portino a visitarli e sentirli forti
che mi portino a contenermi e contenerli
e che soltanto quando saremo sicure che questo periodo non è che una pausa
mi riportino a casa, dove di nuovo ogni mattina
litigo con la loro forza e abbondanza.
Siamo partite insieme dall’Andalusia quasi tre anni fa, con il bisogno comune di nuove narrative e il sogno di creare spazi pronti ad accoglierle. Siamo mujeres errantes, donne erranti, tessiamo le nostre storie e le intrecciamo, un nodo alla volta, sperimentiamo le nostre voci (a volte all’unisono, a volte discordanti) e scopriamo modi nuovi di raccontarci.

Ho un sogno o un desiderio che riguarda l’amore,
ed è qualcosa di diverso e felice.
Rebeca (testo)
Claudia Díaz Mazanda (illustrazione)
Jaén e Asturias, Spagna, 25/11/2020

Voglio dirti ciò che sento
e gridare ai venti con tutta la libertà…
che io sono quella che vedi,
con le mie fragilità,
con i miei punti di forza.
Voglio che mi lasci essere me stessa
senza tabù
senza giudici.
Voglio fare parte di questo mondo
però con te.
Claudia Díaz Mazanda (testo e illustrazioni)
Asturias, Spagna, 25/11/2020
Oggi, mentre ci guardiamo negli occhi, ci rendiamo conto che l’impatto di una pandemia globale sulle nostre vite ha reso forse ancora più urgente il bisogno di incontrarci, stringerci, riconoscerci e ha dato un senso altro alla nostra resistenza.
Laddove tempi e spazi si dilatano, vengono meno gli abbracci e la solitudine è più tangibile, le voci devono farsi più forti per sovrastare il silenzio.
E la nostra risposta è ancora una volta la creatività.

La creatività in cui crediamo non è un rifugio da un mondo sempre più violento e individualista, è un richiamo alla collettività, allo scambio, al creare insieme, anche se lontane nel tempo e nello spazio. Così è nata l’idea di un diario collettivo, di una storia scritta a più mani da diversi angoli del mondo: in un momento in cui ci veniva chiesto di isolarci e rinunciare alla collettività, abbiamo preso in mano fogli, penne, colori, colla e forbici, e abbiamo continuato a raccontarci e ad ascoltarci, affinché le parole non scomparissero…
die Wörter verschwinden und mit ihnen der Zugang zu mir selbst. Zurück bleibt, das Gefühl der Sprachlosigkeit, Empfinden bleibt Sprachlos, Gefühle werden unzgänglich. | Le parole scompaiono e con loro l’accesso a me stessa. Resta soltanto l’impressione di non avere parole, le sensazioni diventano mute e i sentimenti ineluttabili. |
(Klara, Kiel, 4/4/2020)
E le parole, anziché scomparire, si sono moltiplicate. Abbiamo chiesto ad altre donne erranti di unire le proprie storie alle nostre e di raccontarci di sé tramite l’immaginazione.
Dove ti trovi in questo momento? Cosa stai facendo? Con chi?
“Ahogy sétálok lefelé, egy ponton rálátok az alattam elterülő belvárosra. Már majdnem a domb aljára érek, aztán balra fordulnék a kis utcán, ahol az avokádók és saláták várnak rám, no meg a csípős paprika, de egyszer csak elkap egy furcsa érzés. A lábaim… másként mozognak! A lépteim felgyorsulnak, már nem is sétálok… Várjunk csak, mi ez? Hiszen én futok. Igen, egész biztos vagyok benne, ez futás. Már hetek óta nem éreztem hasonlót. Próbálok megállni, de a lábaim nem engedelmeskednek. A domb alján jobbra kanyarodok, aztán egyenesen, aztán megint jobbra, és csak futok, futok, futok. Vajon hová futok?”
A un certo punto della discesa, guardo il centro sotto di me. Ho quasi raggiunto il fondo della collina, poi dovrei girare a sinistra nella stradina dove mi aspettano avocado, insalate e persino i peperoncini, ma all’improvviso ho una strana sensazione. Le mie gambe … si muovono diversamente! Il ritmo del mio passo accelera, non cammino più… Aspettate, cosa sta succedendo? In fondo, sto correndo. Sì, sono abbastanza sicura che questa sia una corsa. Non mi sentivo così da settimane. Cerco di fermarmi, ma i miei piedi non obbediscono più. In fondo alla collina, giro a destra, poi proseguo dritto, poi giro di nuovo a destra, e corro, corro, corro. Dove sto correndo?
(Mara, Granada, 28/3/2020)
Ci sono spazi e tempi elastici, e poi ci sono voci che vogliamo continuare ad ascoltare e a diffondere. Penne e colori a portata di mano, ciascuna sperimenta metodi nuovi per dare forma al mondo. Alla fine l’immaginazione radicale è anche questo: prendere la rincorsa in un mondo che ci vuole immobili e continuare a correre sulle nostre gambe erranti, perché è più facile di quanto sembra… una volta dato il primo passo, se hace camino al andar.
“A gyerekeket ölembe vettem és együtt ugráltunk a trambulinon. A valóságban azonban csak a drogériáig sétáltam el, és a kihalt sétálóutcára odaképzeltem az embereket, akik maszk helyett tavaszi ruhában és napszemüvegben vonulnak ráérősen, szóba elegyednek az ismerősökkel, az ismerősök ismerőseivel. Elkanyarodtam az órás üzlet felé, hátha mégis nyitva lesz és elemet tudok cseréltetni a karórámban. Kényes egy jószág. Lehet, hogy megsértődött, mert két hetet töltött a sarokban büntetésben (takarítás közben esett be oda) és mikor kihalásztam, már nem járt. De lehet, hogy ennél is érzékenyebb. Úgy gondolta, szent kötelessége az összes időzóna valóságos jelenét mutatni: megállt az idő”.
Ho preso i bambini in braccio e siamo saltati insieme dal trampolino. In realtà, però, ho solo camminato fino al negozio di alimentari e ho immaginato la gente che camminava per la strada pedonale deserta, e che, invece di una mascherina, indossava abiti primaverili e occhiali da sole, mescolandosi a conoscenti, e conoscenti di conoscenti. Mi sono rivolta al negozio di orologi per vedere se sarebbe stato ancora aperto e se avrei potuto cambiare le batterie dell’orologio. È un oggetto delicato. Forse si è offeso perché ha passato due settimane nell’angolo in punizione (è caduto lì mentre pulivo) e quando l’ho ripescato non funzionava più. Ma forse c’è dell’altro. Forse pensava che fosse il suo sacro dovere mostrare il vero presente di tutti i fusi orari: il tempo si è fermato. (RÉ, Pécs, 28/4/2020)
Crediamo in un sogno che esca dalle nostre teste, in un tempo che non sia dilatato e incorruttibile. Chiediamo un tempo che non venga calcolato sulla base del movimento delle lancette di un orologio e il cui valore non si basi sulla produttività e i risultati ottenuti, un tempo che tenga conto dei bisogni, delle emozioni e delle relazioni, che ci dia modo di ascoltarci e ascoltare.
Un tempo che si misuri in saggezza e in istanti non è mai stato così urgente.

Ni un paso atrás, un piede dopo l’altro. In questo anno, distanti, abbiamo continuato ad abbracciarci, ad ascoltarci e a scontrarci, a farci domande, a cercare nella poesia le risposte che spesso sembravano appese a un filo.
"Ma penso che l’amore non potrà più essere quella gioiosa corsa verso l’ignoto, fatta in tutti gli angoli possibili delle strade del mondo. Chissà cosa ci stiamo perdendo. Ho deciso di uscire dal mio recinto di poesie appese a un filo".

Anche oggi che Lisbona ci accoglie tutte insieme, la nostra resistenza non è meno urgente. Durante questo ultimo anno, connesse da una parte all’altra d’Europa, non abbiamo mai smesso di intrecciare storie e di costruire ponti virtuali e reali che ci portassero oltremare, scambiando prospettive e progetti più tenaci dell’Oceano che ci separava. La nostra resistenza, nutrita da queste esperienze, ha messo radici, si è fatta grande e sta iniziando a parlare con voce propria. Reclama un mondo diverso in cui crescere: un mondo in cui la gente non abbia paura di desiderare, di rincorrere idee e spazi nuovi, di essere verace.
En esta ciudad el afecto nunca es demasiado, como si fuera la peste… o el Covid. El afecto no resulta complicado, sino lo más bonito. La gente no tiene miedo de ser veraz. En esta ciudad vivo yo, con mis compañeres, en mis sueños… y cuando me despierto, sigo viviendo el sueño en mi cabeza. (Mara, Granada, Spagna)
In questa città l’affetto non è mai troppo, come se fosse la peste… o il Covid. L’affetto non è una cosa complicata, anzi è la più bella. La gente non ha paura di essere verace. In questa città vivo io, con le mie compagne e i miei compagni, nei miei sogni… e quando mi sveglio, continuo a vivere il sogno nella mia testa.
A hálóból, amely magunk vagyunk, nincs kibonyolódni mód.
Dalla rete, che siamo noi stesse, non c’è alcun modo di districarsi.
(Zsuzsa Rakovszky, Többé már)
Siamo un gruppo di donne che si definiscono mujeres errantes, donne erranti. Nate in diverse parti d’Europa e dell’America Latina, consideriamo “casa” molti posti in Europa. Il nostro manifesto è un invito a generare connessioni tramite la creatività. Il gruppo è stato fondato a Granada nel 2018 e, a partire dalla scorsa primavera, abbiamo iniziato a incontrarci e collaborare anche online. Le donne erranti, nella loro eterna ricerca di posti, esperienze, persone, casa spesso s’incontrano e si riconoscono. È stato uno di questi incontri che oggi ha portato le Mujeres errantes a scrivere sulle pagine di ADA, condividendo parole e riflessioni tratte da un diario scritto a più mani. Nel marzo del 2020, infatti, abbiamo dato vita a un diario collettivo online in più lingue, che successivamente si è sviluppato in un progetto più ampio, intitolato ‘Errant Imaginaries: Possible Utopias’, con l’obiettivo di connettere il diario a una ricerca di modelli e pratiche di cambiamento già esistenti che possano essere d’ispirazione. Il progetto è stato parzialmente finanziato dall’Atlantic Fellows for Social and Economic Equity. Potete contribuire alla forza delle connessioni, dell’immaginazione e dei sogni al prezzo di un caffé: ko-fi.com/mujereserrantes.
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