
Vengo da una famiglia con tante zie e zii, ma il più importante è stato il fratello di mio padre, Sasio – in realtà Salvatore, così ribattezzato da me da da piccola. Abitava con mia nonna a Napoli nella zona dei Miracoli, in una di quelle case di una volta con soffitti altissimi e un salone immenso. Quando i miei genitori ci lasciavano da lui per il weekend, facevamo i biscotti insieme, o ci portava al bosco di Capodimonte e ci insegnava ad arrampicarci sugli alberi.
Sasio sapeva parlare ai bambini. Al mio compleanno di 5 anni mi diede 5 mila lire, mentre una delle sorelle di mia madre me ne aveva date 20; gli chiesi perché lui mi aveva dato meno. Mi tenne seduta in braccio per un’oretta, per spiegarmi il senso dei regali, la differenza tra valore immateriale e materiale, il valore dei soldi… E la cosa più bella è che durante questi discorsi non mi scocciavo; ero contenta di stare in braccio a lui, perché aveva una calma, una pace contagiosa.
Ma soprattutto, aveva un senso della giustizia incredibile e incrollabile. Uno degli episodi che meglio lo descrivono è successo quando avevo uno o due anni, ma mi è stato raccontato poi più volte. Sasio a quei tempi era operaio alla Whirpool, aveva fatto un turno fino alle dieci di sera, e tornando a casa trova la nonna legata da due ragazzini che erano entrati per rubare. Mio zio era fisicamente imponente, per cui prende subito questi due, li chiude a chiave in una camera, e chiama la polizia. I poliziotti arrivano e portano via i ragazzi, ma dopo un po’ tornano per arrestare anche mio zio per sequestro di persona dei due minorenni. Lo portano direttamente al carcere di Poggioreale; e siccome era un venerdì sera, e nel fine settimana non c’era un giudice di turno, Sasio passa tre o quattro giorni in carcere. Dopodiché esce, comincia il processo, e viene rapidamente assolto per insufficienza di prove. Ma mentre a molti sarebbe andata bene così, a mio zio no; lui dice “voglio essere assolto perché il reato non sussiste”. Inizia quindi un appello che poi è durato sette-otto anni, finché non ha vinto.
Molti altri episodi raccontano di questo suo senso della giustizia senza compromessi. Come quando in fabbrica, dopo i primi tre giorni di lavoro, vide che gli operai mangiavano in una sala mensa diversa da quella degli altri impiegati, e organizzò uno sciopero che portò ad avere una sala mensa comune.
Per noi era una presenza costante, anche fisicamente; anche dopo che i miei genitori si separarono, continuava a venire a casa di mia madre la domenica. Penso che lo facesse per riaffermare il suo ruolo, ed è stato in effetti una presenza per me fondamentale anche nell’adolescenza, quando abbondavano i momenti di conflitto con tutta la famiglia. Lui non se l’è mai presa, non ha mai dato per vinta la relazione con me o con mia sorella. Questa è un’altra cosa che ho imparato da lui, la capacità di non arrendermi. Aveva una parte seria, una leggera, una amorevole… Certo non era perfetto; ma come zio non aveva mancanze. Tutte avrebbero bisogno di un Sasio per avere una chance in più. (mighty mo)

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